26 Febbraio 2020

Coronavirus e i neonati: cosa c'è da sapere?

Coronavirus e i neonati: cosa c'è da sapere?

Cos'è il coronavirus?

Il Coronavirus identificato a Wuhan, in Cina, per la prima volta alla fine del 2019 è un nuovo ceppo virale che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. È stato chiamato SARS-CoV-2 ed è la malattia respiratoria che provoca Covid-19.
Il nuovo virus appartiene alla vasta famiglia dei coronavirus, la stessa di cui fanno parte il comune raffreddore, ma anche le ben più insidiose SARS e MERS (una malattia epidemica diffusa in Medio Oriente sin dal 2012). In particolare, il nuovo coronavirus ha una affinità genetica stretta con il patogeno vettore della SARS, circostanza che motiva la sua denominazione ufficiale.

I sintomi

I sintomi più frequenti sono per lo più febbre, tosse e difficoltà respiratorie, con complicanze che possono però compromettere anche in modo letale la salute dei soggetti più deboli.

Come si trasmette il coronavirus?

Il contagio da individuo a individuo avviene per contatto a breve distanza e non per via aerea. Questo vuol dire che si può contrarre il virus mediante uno starnuto o un colpo di tosse emesso da un soggetto malato entro circa un metro di distanza, ma non semplicemente respirando l'aria di una stanza nella quale è presente una persona già contagiata.
Non vi sono prove che il virus possa essere trasmesso dalla donna in gravidanza al nascituro o dalla mamma al bambino attraverso il latte materno. Pertanto, l'UNICEF raccomanda alle donne in stato interessante o in allattamento che vivono in zone considerate a rischio di applicare le normali misure di igiene raccomandate per l'intera popolazione (lavaggio frequente delle mani con sapone e alcol, indossare una mascherina respiratoria quando a stretto contatto con il bambino, coprire la bocca durante colpi di tosse o starnuti ecc.).

Le misure estreme

Le misure di estrema cautela sono, invece, motivate anche dalla possibilità della trasmissione asintomatica del virus da parte di soggetti che non presentano ancora i tipici sintomi dell'infezione (febbre, tosse secca, dolori muscolari e difficoltà respiratorie), che rendono insufficienti i meccanismi di monitoraggio basati sulla presenza di sintomi esteriori, come gli scanner termici.
Alcuni esperti ritengono tuttavia che nel periodo di incubazione del virus (stimato in circa 14 giorni, ma che può arrivare anche a 26 giorni) la carica virale sia alquanto bassa, e di conseguenza lo sia anche la probabilità di un contagio in fase asintomatica. Questo aspetto è dunque tuttora oggetto di dibattito tra gli scienziati.

Quali sono i pericoli per la salute dei bambini?

Normalmente, i virus appartenenti alla famiglia dei coronavirus sono responsabili di circa 1/5 delle polmoniti virali, e la polmonite è tuttora la prima causa diretta di mortalità infantile a livello globale, con circa 800.000 decessi annui tra i bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (153.000 tra neonati di età inferiore a un mese), pari a un decesso ogni 39 secondi.
La polmonite è una malattia killer dell'infanzia in quanto i neonati, insieme agli anziani e ai malati cronici, sono i soggetti più vulnerabili alle infezioni respiratorie acute. A essere a rischio sono soprattutto i neonati e i bambini sotto i 2 anni di età, a causa della fisiologica immaturità del sistema immunitario. I bambini immunodepressi sono esposti a un rischio particolarmente elevato.
Tuttavia, nell'epidemia di Covid-19 in corso si rileva un numero di infezioni tra i bambini e i ragazzi di gran lunga inferiore rispetto a quanto avviene in altri contesti epidemici. Nonostante ciò, è comunque importante applicare anche ai bambini tutte le misure di prevenzione e igiene consigliate dalle autorità sanitarie, sia nelle zone interessate dal contagio che in quelle ancora esenti.

Esiste una cura?

Al momento non esistono farmaci antivirali specifici. La terapia consiste, quindi, nell'alleviare i sintomi con anti-infiammatori, antipiretici e idratazione, ma soprattutto nel rigoroso isolamento del paziente. Non esiste neppure un vaccino.
La medicina più immediata ed efficace contro il coronavirus è quindi impedire che esso continui a propagarsi: a ogni trasmissione da uomo a uomo, difatti, il suo genoma muta come risposta alla "pressione" del sistema immunitario del soggetto ospitante, e aumentano quindi le probabilità che si inneschi una mutazione che lo renda ancora più aggressivo e letale.

L. F.

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