Svezzamento 4 mesi: Perchè non è consigliato?
Quando è giusto iniziare lo svezzamento?
Lo svezzamento del neonato, ovvero il passaggio dall’alimentazione esclusiva con il latte materno, all’introduzione di altri alimenti, è un tema molto combattuto soprattutto per le tempistiche.
In linea generale, è consigliato iniziare lo svezzamento solo dopo i 6 mesi, anche se spesso molti pediatri consigliano alle mamme di iniziare ad introdurre la frutta già al 4 mese. Lo svezzamento mese per mese infatti è per lo più indicato dal sesto mese in poi per salvaguardare la salute del neonato e seguire le indicazioni ministeriali della salute.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’importanza di seguire l’allattamento materno esclusivo fino ai sei mesi poiché il latte, specialmente se quello materno, è necessario per il corretto sviluppo del sistema immunitario e contribuisce a rafforzare l’intero organismo.
[Abbigliamento neonato 3/6 mesi]
Non iniziare lo svezzamento a 4 mesi: perché?
Non c’è nessun elemento scientifico che dichiara benefici sulla salute del neonato il quale inizia lo svezzamento a 4 mesi: queste vecchie credenze vengono riesumate soprattutto quando si ha di fronte un neonato esile. Nonostante si possa pensare che il bambino sia sottopeso o addirittura mal nutrito per confermare che realmente non sia così bisogna andare a scardinare questa antica credenza in cui “paffutello” è sinonimo di “salute”.
Ogni bambino ha la sua costituzione, il suo carattere e le sue abitudini alimentari.
Ci sono neonati in continuo movimento che bruciano tantissime energie muovendo semplicemente gambe e piedi, andando a sollecitare la massa muscolare, mentre neonati molto più pacati che permettono alla massa grassa di soffermarsi intorno a gambine, braccia e guance. La conformazione fisica del neonato non per forza stabilisce il suo stato di salute.
Anzi spesso è il contrario: infatti bambini con crescite esagerate avranno più possibilitò di contrarre l’ obesità infantile.
Un’altra diceria molto comune è che il latte materno dopo i 4 mesi diventa “più leggero” e non è più in grado di soddisfare il bisogno del neonato.
Anche questo antico detto è stato "smontato" da diversi studi scientifici che dimostrano che il latte materno ha valori soddisfacenti anche dopo un anno di allattamento.
Nel caso in cui si configuri una scarsa crescita correlata ad un insufficiente apporto di valori nutrizionali per altri motivi il consiglio è quello di aumentare il numero o la durata delle poppate o in extremis valutare l’aggiunta del latte artificiale.
Sulla rivista medica Pediatrics vengono aggiornati e sostituiti i rapporti clinici che affrontano i ruoli dell’alimentazione della mamma durante l’allattamento e l’alimentazione infantile nella prevenzione della malattia atopica, compresa la dermatite atopica, l'asma e l'allergia alimentare. Infatti al contrario di come supposto prima non ci sono prove che anticipare l'introduzione di alimenti allergenici, comprese arachidi, uova e pesce a 4-6 mesi possano prevenire l’insorgenza di allergie o malattie atopiche.
Svezzamento a 4 mesi
Ovviamente l’inizio dello svezzamento non è necessariamente un calcolo matematico di giorni mesi e ore, per poter capire se il neonato è effettivamente pronto “all’assaggio” di nuovi sapori basta poterlo osservare e provare dalle cose più semplici da digerire.
- Se il neonato è attratto dalle vostre pietanze, le cerca con gli occhi, vorrebbe assaggiare è già un piccolo segnale.
- Se riesce anche stare seduto con la schiena eretta e può essere messo al tavolo con voi, sta adempiendo al secondo segnale.
- Se notate che il neonato riesce facilmente ad ingerire consistenze semi liquide dense forse potrete accontentarlo iniziando ad inserire i primi assaggi di frutta senza però andare a modificare il suo solito piano alimentare e senza sottrarre pasti all’aggiunta dell’assaggio di frutta.
Al contrario se il pediatra consiglia uno svezzamento prematuro a 4 mesi si dovrà trattare di circostanze particolari e al tempo stesso rare conclamate e attestate da analisi cliniche, uno dei pochi casi potrebbe essere l’allergia al latte o alla proteina del latte stesso.
Fonte:
https://pediatrics.aappublications.org/content/143/4/e20190281
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